Il paesaggio vitivinicolo “di pietra” che si estende da Settimo Vittone a Donnas, passando per Carema e Pont-Saint-Martin e giungendo fino a Nomaglio e Borgofranco d’Ivrea, là dove le Alpi incontrano la Serra Morenica canavesana, costituisce un unicum che colpisce lo sguardo degli osservatori.
Storica area di passaggio fra Piemonte e Valle d’Aosta (proprio fra questi vigneti passa la Via Francigena), la zona si caratterizza come un paesaggio terrazzato nato grazie a un microclima decisamente favorevole, sul soleggiato versante alla sinistra orografica della Dora Baltea, in cui le comunità locali – sicuramente dal Medioevo, ma secondo alcuni già dai tempi della dominazione romana – hanno saputo ricavare spazi per svolgere attività agricole di eccellenza.
Il versante inizialmente roccioso, levigato dai ghiacciai alpini dell’era quaternaria, è stato rimodellato nel corso dei secoli dall’azione umana, costruendo innumerevoli muri di contenimento utilizzando le pietre depositate dal ghiacciaio nel suo ritrarsi e ricavandone altre attraverso piccole attività di cava sul posto. In seguito, gli spazi racchiusi dai muri a secco sono stati riempiti con terra prelevata nei boschi limitrofi e portata a spalle con le gerle soprattutto dalle donne.
La coltivazione per eccellenza, anticamente come al giorno d’oggi, è la vite, soprattutto con le uve nebbiolo. La viticoltura locale sin dalle origini trova massima espressione nel sistema della pergola – localmente chiamata tupiun -, che forma con il terrazzamento un tutt’uno di grande impatto visivo, in particolare quando il sostegno verticale frontale è costituito dai pilun, pilastri circolari in pietra con la funzione di trattenere il calore durante il giorno per sprigionarlo gradualmente di notte, favorendo così la maturazione delle uve nebbiolo, tardive per natura. In passato, la coltivazione della vite era affiancata da un’importante orticoltura di nicchia, che produceva le primizie vendute nei principali mercati locali.
Accanto a terrazzamenti, tupiun e pilun, il paesaggio è caratterizzato dai tracciati della viabilità connettiva: selciati e gradinate interamente in pietra che consentono di raggiungere i diversi spazi coltivati. Laddove il versante ripiana leggermente, si scorgono piccoli edifici rustici in muratura a secco di uso rurale, il cui piano terra, in genere voltato, era destinato al ricovero di un massimo di tre o quattro capi di bestiame.
Ulteriore specificità dell’area, complementare all’attività viticola e integrata nel contesto, è costituita dai Balmetti di Borgofranco d’Ivrea, una serie di circa trecento edifici celanti al proprio interno le cantine naturali ricavate fra gli ammassamenti rocciosi della montagna. Sviluppandosi ai piedi del versante, nella frazione San Germano, l’insieme dei balmetti crea un suggestivo borgo. La temperatura all’interno delle cantine è costante durante tutto l’anno e compresa fra 8 e 13°C, in un sistema geotermico naturale originato dalle caratteristiche geomorfologiche del sito.
Questo paesaggio unico è frutto di un secolare lavoro dell’uomo, che lo ha costruito pietra su pietra permettendo con notevoli sforzi lo sviluppo di una florida economia agricola, la cui riscoperta al giorno d’oggi – insieme al recupero di un’olivicoltura di cui si trovano in zona tracce inaspettatamente antiche – risulta determinante per invertire il processo di abbandono dei terrazzamenti vitati cui si è assistito nei decenni scorsi e, in parte, si assiste ancora.
A testimonianza dell’unicità dell’area, il sito ha ospitato nell’ottobre 2016 – su proposta di CIPRA Italia e dell’Istituto di Architettura Montana del Politecnico di Torino – il terzo incontro mondiale sui paesaggi terrazzati (World Meeting on Terraced Landscapes). Inoltre, proprio nell’ottica della salvaguardia e della valorizzazione del paesaggio e delle attività ad esso legate, le Amministrazioni comunali – insieme all’Osservatorio del Paesaggio dell’Anfiteatro Morenico di Ivrea e all’Associazione Italiana di Architettura del Paesaggio – hanno presentato nel 2018 un dossier di candidatura all’inserimento dei “Paesaggi terrazzati viticoli alle falde del Mombarone” nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici.